Accedi

Login to your account

Username *
Password *
Remember Me

 U

WARFARIN

Farmaco utilizzato come anticoagulante. Fa parte degli anticoagulanti dicumarolici. Questi agiscono bloccando la carbossilazione di alcuni residui glutamminici della protrombina e dei fattori VII, IX, X. Tale reazione biochimica necessita della vitamina K come substrato. A questo blocco consegue incompletezza delle molecole che, pertanto sono inattive per la coagulazione. L’azione del w. richiede un tempo di latenza di 8-12 ore. L’effetto coagulante è il risultato dell’inibizione parziale dei fattori della coagulazione vitamina K dipendenti. Viene utilizzato in molte patologie definite a rischio trombotico quali: la fibrillazione atriale, infarto del miocardio, ictus ischemici, trombosi venose o arteriose profonde, malattie genetiche caratterizzate da difetti della coagulazione. L’efficacia dell’effetto anticoagulante del w. deve essere frequentemente monitorato tramite dosaggio del tempo di protrombina. I pazienti in terapia con il w. devono pertanto eseguire controlli periodici della coagulazione. Dosi eccessive di w. possono determinare l’insorgenza di emorragie.Bisogna inoltre ricordare gli anticoagulanti sono soggetti ad interazioni con gli altri farmaci, aumentando o diminuendo l’effetto del w. anche in maniera significativaIl w. attraversa facilmente la barriere placentare e può determinare affezioni emorragiche al feto non deve essere usato in gravidanza.

Back to top
WASSERMANN, reazione di

(Prende il nome da August von Wassermann, medico tedesco - Bamberga, 1866 - Berlino, 1925), test diagnostico per l’accertamento della sifilide. Esiste un sistema immunologico rivelatore, costituito da una soluzione di globuli rossi di montone e da siero di coniglio immunizzato contro tali globuli rossi (cioè con anticorpi emolitici capaci di produrre, in presenza di complemento, la distruzione degli eritrociti di montone). Esiste inoltre un sistema principale, costituito dal siero in esame inattivo (che non contiene complemento) e da un antigene derivante dall’agente morboso della lue (treponema). La reazione ha inizio al momento dell’unione del siero in esame con l’antigene treponemico, in presenza di una piccola quantità di siero di cavia, che apporta il complemento. Se il siero in esame contiene anticorpi contro il treponema, in quanto il paziente è affetto da sifilide, questi reagiscono con l’antigene in una reazione antigene-anticorpo che comporta la fissazione del complemento se il siero non contiene anticorpi, la reazione antigene-anticorpo non avviene e il complemento resta libero. Nel primo caso, l’unione del sistema principale al sistema rivelatore non comporta alcuna emolisi, in quanto, in assenza di complemento, le emolisine non inducono la lisi dei globuli rossi di montone nel secondo caso, la persistente disponibilità del complemento consente l’emolisi. Tale test è poco sensibile e poco specifico, risultando positivo anche in altre infezioni (morbillo, tubercolosi polmonare, toxoplasmosi, varicella ecc.). È consigliabile eseguire il prelievo a digiuno da 8 ore.

Back to top
WATERHOUSE-FRIDERICHSEN, sindrome di

Forma di infezione da meningococchi a carattere setticemico fulminante, caratterizzata da emorragie cutanee disseminate, febbre, emorragie surrenaliche bilaterali e collasso. Il coinvolgimento del sistema coagulativo avviene probabilmente per l’azione di tossine batteriche, che promuovono la formazione di trombi di fibrina che si depositano nei piccoli vasi e grazie all’opera di enzimi litici, vengono poi sciolti in firinopeptidi ad effetto anticoagulante. Questo può innescare il verificarsi di emorragie. Dal punto di vista clinico il quadro e quello di una coagulazione intravasale disseminata, con riduzione di globuli rossi e piastrine e alterazione dei parametri coagulativi, cui può associarsi un quadro di shock. In queste forme la prognosi è infausta. La terapia è antibiotica e di supporto e una efficace forma di prevenzione e la somministrazione di vaccini monovalenti contro i meningococchi di gruppo A e C.

Back to top
WATSON E CRICK, doppia elica di

Il 25 aprile 1953 James Watson e Francis Crick pubblicarono sulla rivista Nature l’articolo scientifico in cui si presentava il modello di struttura a doppia elica della molecola di DNA da loro scoperto al Cavendish Laboratory di Cambridge. In realtà la data che si usa far coincidere con la scoperta è quella del 28 Febbraio 1953, giorno in cui Francis Crick entrò nell’Eagle Pub di Cambridge, in Inghilterra, dichiarando ad alta voce di “aver scoperto il segreto della vita”. Nel 1952 si sapeva molto del DNA, compreso il suo ruolo esclusivo di materiale genetico: è l’unica sostanza in grado di trasmettere tutte le informazioni necessarie per creare la vita. Quello che non si conosceva era il suo aspetto e come esso attua la sua stupefacente funzione ereditaria. Tutto questo cambiò nel giro di un solo anno, il 1953, quando venne decifrata la struttura a doppia elica del DNA e la funzione cruciale delle sue basi accoppiate nel fenomeno dell’ereditarietà. Anche Maurice Wilkins ebbe un ruolo cruciale e tutti e tre nel 1962 furono insigniti del premio Nobel in Fisica e Medicina per questo. Ma rimane un’altra importante figura, senza la quale la scoperta non sarebbe stata possibile: Rosalind Franklin. Watson, Crick e Wilkins basarono il loro lavoro in parte su considerazioni sperimentali prese furtivamente dagli appunti di Rosalind Franklin. Per tornare al DNA, alla fine degli anni quaranta si sapeva che era costituito di una sequenza di basi, molecole a forma di anello appartenenti a due famiglie: quelle pirimidiniche, timina (T) e citosina (C) formate da un solo anello, e quelle puriniche, adenina (A) e guanina (G) formate da due anelli. Si sapeva inoltre che nella costituzione della molecola entravano anche uno zucchero (il desossiribosio) e gruppi di acido fosforico. E che nel nucleo il DNA era associato a proteine. Come si sa, le scoperte grandi e piccole della scienza non sbocciano dal nulla. Così, il lavoro di Watson e Crick deve molto a una serie di progressi ottenuti in quegli anni in diversi filoni di ricerca: la messa a punto di tecniche di cristallografia a raggi X nello studio delle molecole organiche la dimostrazione da parte di Erwin Chargaff che nella molecola del DNA il numero di basi A e T e di basi G e C è uguale la scoperta di Linus Pauling che le molecole di alcune proteine assumono forme elicoidali e, infine, gli studi dei genetisti, che accumulavano indizi sempre più convincenti che il vero materiale contenuto nei cromosomi responsabile della trasmissione dei caratteri, dell’ereditarietà, non fossero le proteine, ma il DNA. Certo, a quell’epoca, e ancora per qualche tempo dopo, nessuno metteva insieme in un quadro unitario tutti questi risultati. E, come accade spesso con le novità, buona parte del mondo accademico non era pronto ad accoglierne le implicazioni e neppure a riconoscerne il valore. Gli esperimenti di Avery, McLeod e McCarty sugli pneumococchi, per esempio, avevano dimostrato per la prima volta, e con un’indiscutibile eleganza, che le caratteristiche ereditarie erano convogliate dal DNA e non, come molti credevano, dalle proteine.Eppure, per molto tempo questi risultati non sono stati riconosciuti. È in questo contesto storico e scientifico che si sono trovati a lavorare James Watson e Francis Crick. Watson aveva sempre avversato l’idea, propugnata da alcuni, che nel DNA entrassero a far parte tre filamenti.La prova della struttura elicoidale della molecola era quello che cercava per provare la sua intuizione. Fu così che nel 1953 Watson e Crick pubblicarono su Nature il loro modello di DNA: due filamenti con uno scheletro costituito da molecole di zucchero (desossiribosio) unite l’una all’altra da molecole di acido fosforico avvolte intorno a un asse centrale a formare un’elica (doppia) al cui interno sporgono le basi che, legando ognuna quella affacciata con una alta specificità (A si appaia solo con T e G con C), contribuiscono a tenere uniti i due filamenti.

Back to top
WEBER, compasso di

(Prende il nome da Ernst Heinrich Weber, anatomico e fisiologo tedesco - Wittenberg, 1795 - Lipsia, 1878), strumento che misura la distanza minima tra due punti sulla pelle capaci di dare sensazioni distinte.

Back to top
WEBER FECHNER, legge di

Legge psicofisica che afferma la costanza del rapporto tra l’incremento della sensazione e dello stimolo.

Back to top
WEBER, prova di

Esperimento che misura la differenza tra la percezione di un suono per via aerea e per via ossea nelle lesioni dell’orecchio.

Back to top
WERLHOF, morbo di

(O porpora trombocitopenica emorragica), condizione morbosa, descritta per la prima volta dal medico tedesco P. G. Werlhof (1699-1767), caratterizzata da manifestazioni emorragiche a carico della cute e delle mucose, che si instaurano spontaneamente, e che possono dare sintomi di vario tipo a seconda della sede interessata (epistassi, emorragie intestinali, vescicali, uterine, ecc. a livello cutaneo si hanno petecchie, specialmente agli arti inferiori) nel sangue circolante si ha una riduzione spiccata del numero di piastrine. Sono colpiti soprattutto i giovani. La malattia ha evoluzione cronica.

Terapia
La terapia si giova della somministrazione di cortisonici e della asportazione della milza.

Back to top
WERNICKE, encefalopatia di

(O polioencefalite emorragica superiore), caratterizzata da disturbo oculomotorio (nistagmo, paralisi dei nervi abducenti) e paralisi dei movimenti oculari coniugati, andatura atassica e stato confusionale. I sintomi hanno di solito un esordio improvviso e possono verificarsi singolarmente o, più spesso, in associazioni e combinazioni diverse. È dovuta a una carenza nutrizionale, più specificamente a un deficit di tiamina, e si osserva per lo più, ma non esclusivamente, negli alcolisti (per esempio anche nella anoressia nervosa). Le alterazioni anatomopatologiche descritte da Wernicke consistevano in emorragie puntiformi, per lo più localizzate a livello della sostanza grigia che circonda il 3° e 4° ventricolo e l’acquedotto di Silvio queste alterazioni erano di natura infiammatoria e si presentavano inoltre circoscritte alla sostanza grigia da cui la definizione di polioencephalitis hemorrhagica superioris. Nei pazienti alcolisti e con carenze nutrizionali, è di solito associata alla psicosi di Korsakoff che è una grave sindrome amnestica caratteristicamente associata a confabulazioni. In altri termini, la psicosi di Korsakoff è l’espressione psichica della encefalopatia di W. Per questa ragione e per altre, la definizione di encefalopatia di W. dovrebbe essere riservata a quel complesso di sintomi che include paresi oftalmica, nistagmo, atassia e uno stato apatico confusionale acuto. Il complesso di sintomi che include sia le manifestazioni della encefalopatia di W. sia il disturbo persistente o stabilizzato dell’apprendimento e della memoria viene correttamente inquadrato come sindrome di Wernicke-Korsakoff.In più dell’80% dei pazienti affetti da sindrome di Wernicke-Korsakoff è possibile rilevare la presenza di segni di sofferenza dei nervi periferici di solito non grave. Sono inoltre frequenti segni di alterazioni cardiovascolari (tachicardia, dispnea da sforzo, ipotensione ortostatica). L’ipotensione posturale e la sincope sono eventi comuni nella encefalopatia di W., forse dovuti all’alterazione del sistema nervoso autonomo. Altre disfunzioni spesso correlate possono essere un’alterazione nella capacità di distinguere gli odori e un’alterazione della funzionalità vestibolare, denominata paresi vestibolare.La diagnosi si basa anche su esami di laboratorio che mostrano piruvato e lattato aumentati e diminuzione di tiamina nel siero. Alla RMN si riscontrano modificazioni di segnale nelle aree descritte da Wernicke: nello stadio acuto si osservano emorragie, edema, necrosi. Nello stadio tardivo, si osserva atrofia delle regioni corrispondenti. Il tasso di mortalità durante la fase acuta di malattia è del 17% circa, per lo più attribuibile a infezioni, scompenso epatico da cirrosi o deficit irreversibile di tiamina. I pazienti che migliorano rispondono al trattamento specifico (somministrazione di tiamina) in modo abbastanza prevedibile. Il miglioramento più evidente si verifica a partire dalle manifestazioni oculari, entro poche ore o alcuni giorni dalla somministrazione di tiamina. Tale effetto è così costante che la presenza di paralisi oculari che non rispondono alla tiamina dovrebbe far insorgere dubbi sulla diagnosi di encefalopatia di W. Anche i sintomi iniziali di tipo mentale, come ad esempio l’apatia, la sonnolenza, l’indifferenza e l’incapacità di concentrarsi e di sostenere una conversazione, scompaiono rapidamente dopo terapia.

Back to top
WHARTON, gelatina di

Tessuto connettivo mucoide di aspetto gelatinoso che circonda i vasi ombelicali nel loro decorso lungo il cordone ombelicale. Ha funzione protettiva nei confronti dei vasi fetali, in quanto ne impedisce l’occlusione a seguito di attorcigliamenti e compressioni.

Back to top
WHIPPLE, morbo di

(Prende il nome da George Hoyt Whipple, patologo statunitense - Ashland, Oregon, 1878 - Rochester, 1976), o lipodistrofìa intestinale, malattia caratterizzata dalla comparsa di un gran numero di macrofagi carichi di lipidi e di materiale glicoproteico nella mucosa dell’intestino tenue e nei tessuti linfatici del mesentere. Possono essere interessate anche altre sedi quali milza, cuore, fegato, reni, sistema nervoso centrale, polmoni, muscolatura scheletrica. Le cause sono sconosciute.

Sintomi
La malattia si manifesta essenzialmente con sintomi di malassorbimento intestinale: steatorrea, perdita progressiva di peso, edemi, ed anche febbre, dolori addominali ed articolari.

Diagnosi
La diagnosi richiede l’esame istologico di una biopsia dell’intestino.

Terapia
La risposta favorevole al trattamento con antibiotici fa ritenere trattarsi di una condizione infettiva.

Back to top
WILSON, morbo di

È una malattia del metabolismo del rame che si manifesta con disturbi neurologici, principalmente del sistema extrapiramidale. La malattia è trasmessa con modalità autosomica recessiva il gene responsabile è stato localizzato sul braccio lungo del cromosoma 13.

Cause
La malattia è determinata da un difetto nell’escrezione biliare del rame, che determina un aumento del rame libero circolante e conseguente accumulo a livello del fegato e, successivamente, di altri organi.

Sintomi
Dal punto di vista clinico, i sintomi epatici esordiscono precocemente (8-16 anni) con predominanza femminile e sono costituiti da ittero, vomito, ipostenia e faticabilità, associati ad alterazione delle prove di funzionalità epatica l’insufficienza epatica progredisce e, se non trattata, porta alla cirrosi. I sintomi neurologici non esordiscono prima dei 12 anni (solitamente a 20-30 anni): la disartria è uno dei sintomi più frequenti e precoci e può presentarsi con caratteristiche parkinsoniane (parola monotona, ipofonia) o cerebellari (parola scandita o esplosiva), la disartria può evolvere fino a una completa anartria e associarsi a scialorrea e disfagia. Sono presenti movimenti involontari distonici e, talora, coreoatetosici agli arti. Le alterazioni del tono presentano le caratteristiche della rigidità extrapiramidale: questa è prevalentemente assiale e spesso asimmetrica, cosicché conferisce al malato particolari atteggiamenti statuari (pose ginniche di De Lisi). Caratteristica è la presenza di tremori, il più spesso un tremore d’azione, meno comune il tremore a riposo o il flapping tremor. Sono presenti, in quasi tutti i pazienti, disturbi psichiatrici di vario tipo: nevrosi ansiose, ossessive o fobiche, psicosi paranoidi o maniaco-depressive, turbe della personalità e quadri di deterioramento mentale. Seppur non patognomonica, la presenza dell’ anello di Kayser-Fleischer è considerato un segno importante della malattia.

Diagnosi
Dal punto di vista diagnostico, è importante un’accurata indagine anamnestica familiare in seguito, oltre alla ricerca dell’anello di Kayser-Fleischer, si possono riscontrare riduzione della concentrazione sierica di ceruloplasmina (meno di 20 mg/100 ml nel 96% dei casi) e aumento della concentrazione di rame in prelievi bioptici epatici (maggiore di 100-250 mg/g) le indagini neuroradiologiche possono documentare spesso un’ipodensità dei gangli della base e del cervelletto, atrofia corticale e troncale e dilatazione ventricolare.

Terapia
La terapia si basa sulla rimozione del rame in eccesso, attraverso l’impiego di sostanze chelanti. Attualmente, il farmaco più impiegato è la penicillamina (1-1,5 g/die per os, in dosi frazionate, a stomaco vuoto e in associazione a piridossina) con monitoraggio dell’escrezione urinaria del rame (1-2 mg/die). Inizialmente si può avere un peggioramento e possono essere necessari 3-6 mesi prima che compaiano benefici clinici. In caso di intolleranza si può ricorrere a terapie alternative con dimercaptopropranololo, trietilenetetramina e sali di zinco. Infine, l’unico provvedimento terapeutico possibile nei casi resistenti è il trapianto di fegato.

Back to top
WOLFF-PARKINSON-WHITE, sindrome di

Si tratta di una tachicardia di tipo prevalentemente parossistico nota anche come sindrome da preeccitazione, poichè l’impulso elettrico che normalmente passa dagli atri ai ventricoli attraverso il nodo atrio-ventricolare, in questa situazione vi può giungere anche attraverso vie anomale. Dal punto di vista elettrocardiografico la sindrome si caratterizza per: intervallo PQ corto, impastamento della parte iniziale dell’onda R (onda delta) e tachicardia. Nei pazienti con sindrome di W.P.W è anche frequente osservare flutter atriale e fibrillazione atriale con alta risposta ventricolare e pericolo di degenerazione in fibrillazione ventricolare. Per la conferma diagnostica, la localizzazione della via anomale di conduzione e per valutare il rischio di sviluppare aritmie mortali i pazienti con WPW devono essere sottoposti a studio elettrofisiologico. I farmaci più usati nella sindrome sono i beta-bloccanti e i calcio-antagonisti. È necessaria la cardioversione elettrica esterna in presenza di frequenza ventricolare rapida e particolarmente pericolosa. L’uso della digitale è controindicato. L’ablazione transcatetere della via anomala è possibile in più del 90% dei casi e garantisce una guarigione permanente.

Back to top
WUCHERERIA BANCROFTI

Verme nematode parassita dell’ordine dei Filarioidei. È diffusa in africa, nel Sud-Est Asiatico, in America, nel Mediterraneo. È responsabile della filariosi linfatica.Il maschio è lungo circa 4 cm, mentre la femmina 10 cm. Quando si accoppiano danno luogo a delle microfilarie che vivono di giorno nel torrente circolatorio periferico del soggetto infettato e di notte nei capillari polmonari. I vettori sono diverse specie di zanzare e attraverso la puntura di queste ultime, penetrano nella cute dell’uomo. Da qui raggiungono le strutture linfatiche profonde, dove i vermi divengono adulti e si accoppiano. Le microfilarie, ovvero gli embrioni di questi nematodi, si riscontrano nel sangue a circa 12 mesi dall’infestazione.I sintomi esordiscono con febbricola e reazioni di tipo allergico, che precedono episodi di linfangite e linfadenite. Il paziente riferisce dolore lungo il decorso del linfatico coinvolto e linfonodi aumentati di volume, arrossati e dolenti. Sono spesso interessati i linfatici dell’area genitale maschile. L’infiammazioni può portare i vasi linfatici ad ostruirsi e dopo molti anni, intorno ai nematodi morti, si forma una reazione granulomatosa che rende l’ostruzione definitiva e porta dunque ad un quadro di elefantiasi, soprattutto scrotale. In alcuni soggetti si evidenzia marcatamente l’interessamemto polmonare con febbre, tosse e asma, dovuti probabilmente ad una reazione immunitaria esuberante, con intrappolamento e distruzione delle filarie nel torrente circolatorio polmonare.

Back to top
IL DIZIONARIO DELLA SALUTE
A B C D E F
G H I J K L
M N O P Q R
S T U V W X
Y Z        

Questo sito utilizza i cookies per offrire una migliore esperienza di navigazione. Maggiori informazioni
Chiudendo questo banner acconsenti all'uso dei cookies.