Una bimba di 5 anni guarda, da sola, lo schermo di un tablet

Niente schermi prima dei 6 anni: l’allarme degli esperti

martedì 29 aprile 2025 ore 18:05

L’allarme degli esperti è chiaro: tablet e smartphone danneggiano il cervello dei più piccoli. Negli ultimi anni, il dibattito sull’uso degli schermi da parte dei bambini si è fatto sempre più acceso. A lanciare l’allarme sono cinque autorevoli società scientifiche, tra cui la Société française de pédiatrie e la Société de psychiatrie de l’enfant et de l’adolescent, che in un articolo pubblicato il 29 aprile 2025 chiedono una presa di coscienza collettiva sull’uso eccessivo e precoce degli schermi nei bambini.

Lo slogan che propongono non è solo provocatorio, ma fondato su centinaia di studi scientifici internazionali: “né la tecnologia dello schermo né i suoi contenuti, nemmeno quelli educativi, sono adatti a un cervello in sviluppo”. Il punto è semplice ma cruciale, nei primi sei anni di vita il cervello di un bambino si sviluppa a un ritmo vertiginoso e ha bisogno di esperienze concrete, relazionali e motorie. Gli schermi, invece, propongono stimoli artificiali e passivi.

I rischi reali: linguaggio, attenzione e memoria a rischio

I professionisti della salute e gli insegnanti vedono ogni giorno:

  • ritardi nel linguaggio (bambini che parlano tardi o con difficoltà);
  • difficoltà di concentrazione (disturbi simili all’ADHD);
  • irrequietezza motoria (incapacità di stare fermi);
  • problemi di sonno e vista (affaticamento oculare, insonnia).

Si tratta di conseguenze tangibili di un'esposizione precoce e prolungata agli schermi, come televisori, tablet, smartphone o computer, nessuno escluso. L’uso passivo degli schermi priva i più piccoli della possibilità di esplorare il mondo con i cinque sensi, elemento fondamentale per sviluppare il linguaggio e le capacità cognitive. 

Principali rischi per i bambini per l'esposizione agli schermi e alternative agli stessi (lettura, gioco simbolico ecc.)

 

Educare non significa intrattenere con uno schermo

Il dibattito è aperto, ma le evidenze scientifiche ormai non lasciano spazio al dubbio. Limitare l’esposizione agli schermi non è un capriccio, ma un atto d’amore. E non si tratta solo di dire “no” alla tecnologia, bensì di creare un ambiente positivo, stimolante e sicuro per il bambino. Giocare all’aperto, leggere libri insieme, disegnare, cantare, costruire con le mani… sono tutte attività che favoriscono lo sviluppo neurologico, emotivo e relazionale.

Secondo lo psicologo Bruno Humbeeck, è importante anche distinguere tra TV e tablet. La prima, se vissuta in famiglia, può diventare un’occasione di dialogo; il secondo, se usato da soli, rischia di isolare. Per questo B. Humbeeck suggerisce ai genitori di usare gli schermi come strumenti di scambio e condivisione, mai come “baby-sitter digitali”.

Cosa possono fare i genitori e gli educatori?

Il cervello di un bambino nei primi anni di vita è estremamente attivo. Ogni esperienza modella le connessioni neurali. Gli schermi, però, saturano questa capacità, sostituendosi alle interazioni reali, fondamentali per lo sviluppo.

  • 0-3 anni. Il cervello impara attraverso il tatto, il movimento e il contatto umano.
  • 3-6 anni. Si sviluppano linguaggio, autocontrollo e capacità sociali.

Gli schermi rubano tempo prezioso a giochi fisici, lettura e creatività, attività che invece stimolano la crescita sana.

Ecco alcuni consigli concreti per genitori, insegnanti ed educatori:

  • fino ai 3 anni. Schermi completamente vietati. Il bambino deve esplorare il mondo reale;
  • tra i 3 e i 6 anni. Eventuale esposizione solo supervisionata, con contenuti scelti e tempi ben definiti;
  • favorire alternative sane, come lettura ad alta voce, gioco simbolico (o gioco di finzione), musica, movimento, interazione con gli altri bambini e con gli adulti;
  • essere un esempio. Anche i genitori devono limitare il proprio uso degli schermi davanti ai figli;
  • dialogare. Spiegare al bambino cosa sono gli schermi e come funzionano, senza demonizzarli ma rendendoli comprensibili;
  • se si usano schermi, farlo in modo consapevole:
    • mai prima dei 6 anni (o almeno ridurre al minimo);
    • mai durante i pasti o prima di dormire;
    • sempre in compagnia di un adulto, per trasformare l’esperienza in momento di dialogo.

Verso una nuova consapevolezza digitale

L’appello francese, sebbene rivolto in primis al governo e alle istituzioni, tocca anche le famiglie di tutto il mondo. Viviamo in un’epoca iperconnessa, ma non dobbiamo dimenticare che i bambini hanno bisogno prima di tutto di relazioni, gioco e concretezza.

In un’era in cui tutto passa da uno schermo, il vero atto rivoluzionario può essere quello di spegnerlo. Perché crescere senza schermi, almeno nei primi sei anni, non è un ritorno al passato, ma un investimento per il futuro.

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