
La musica tocca l'anima attraverso i ricettori oppioidi del cervello
mercoledì 23 aprile 2025 ore 18:32
Hai mai avuto i brividi ascoltando un brano musicale? Ti sei mai sentito travolto da un’ondata di emozioni ascoltando quella melodia che ami da sempre? Non sei solo. Secondo una recente ricerca guidato da Vesa Putkinen dell’Università di Turku in Finlandia, ascoltare musica piacevole attiva il sistema oppioide del cervello, responsabile della gestione del piacere, del dolore e delle emozioni. Una scoperta affascinante che rivela quanto la musica sia profondamente connessa con la nostra biologia e il nostro benessere.
Il sistema oppioide: il nostro circuito del piacere
Il sistema oppioide è un complesso meccanismo neurochimico formato da neurotrasmettitori chiamati oppioidi endogeni (come endorfine, encefaline e dinorfine) e dai loro recettori. Regola non solo il dolore, ma anche il piacere e il comportamento sociale. Fino a oggi, era noto che questo sistema rispondeva a stimoli primari legati alla sopravvivenza, come il cibo e la sessualità. Ma ora la musica entra ufficialmente in questo club esclusivo.
Lo studio, pubblicato sull’European Journal of Nuclear Medicine, ha dimostrato che le aree cerebrali coinvolte nel piacere musicale coincidono con quelle attivate da ricompense biologiche. Le zone coinvolte sono lo striato ventrale (centro della ricompensa) e la corteccia orbitofrontale (legata alle decisioni e alle emozioni), veri e propri "hotspot del piacere". Quando ascolti la tua canzone del cuore, queste aree si illuminano, segnalando al cervello che stai provando qualcosa di intensamente gratificante.
La prova scientifica: PET e fMRI per svelare i segreti della musica
Per arrivare a questi risultati, i ricercatori finlandesi hanno coinvolto un gruppo di volontarie e li hanno sottoposti a due tecniche di neuroimaging: la PET (tomografia a emissione di positroni) e la fMRI (risonanza magnetica funzionale). La PET ha permesso di osservare il rilascio di oppioidi durante l’ascolto musicale, mentre la fMRI ha mostrato le aree cerebrali attivate.
Il tracciante [¹¹C]carfentanil ha rivelato che l’ascolto di musica gradita aumenta significativamente l’attività dei recettori µ-oppioidi (MOR), coinvolti nella mediazione della componente edonica delle ricompense. Risultato? Più la musica era gradita, maggiore era il rilascio di oppioidi, specialmente nel nucleo accumbens, un’area cruciale per la gratificazione.
È la prima prova diretta che una ricompensa estetica come la musica può attivare questo stesso circuito, alla pari di un pasto gustoso o di un’esperienza amorosa.
Un trucco evolutivo (geniale) del cervello
La musica non è essenziale per la sopravvivenza, ma riesce comunque ad attivare i meccanismi che ci spingono a ripetere esperienze gratificanti. Come? Attraverso un ciclo virtuoso: piacere, desiderio di ripetizione e apprendimento. Secondo i ricercatori, potrebbe trattarsi di un effetto collaterale del sistema di ricompensa. La musica, con il suo ritmo e le sue melodie, inganna il cervello, attivando gli stessi circuiti neurali che ci spingono verso attività vitali (mangiare e riproduzione).
Questo sistema ha aiutato l’essere umano a evolversi, premiando le azioni vantaggiose. In un certo senso, la musica sfrutta un “trucco” che il cervello ha imparato per motivarci. Ecco perché continuiamo a cercare quel brano che ci emoziona, e perché certe melodie restano impresse per sempre nella nostra memoria. La musica diventa una forma di ricompensa emotiva potente, che ci unisce, ci consola e ci motiva.
Un’arma contro il dolore e lo stress
Oltre al piacere, la musica può ridurre il dolore fisico e lo stress. Proprio perché il sistema oppioide è coinvolto anche nella gestione del dolore, stimolarlo con la musica può avere un effetto analgesico naturale. Sempre più ospedali, infatti, integrano la musicoterapia nei percorsi di cura, soprattutto per pazienti oncologici, pediatrici e con dolore cronico.
L’attivazione ripetuta del circuito del piacere può, tuttavia, generare dipendenze. È lo stesso meccanismo che troviamo alla base dell’abuso di droghe o del gioco d’azzardo. Anche se ascoltare musica è sicuramente tra le forme più sicure e sane di stimolazione di questo sistema, riconoscere il funzionamento del meccanismo ci aiuta a comprenderne l’importanza e a usarlo con consapevolezza.
Riflessioni conclusive: la musica, un farmaco naturale
Non è solo una questione di intrattenimento. La musica è una medicina per l’anima, un ponte tra emozioni e biologia. È uno strumento che può migliorare la nostra qualità della vita, rafforzare i legami sociali e offrirci momenti di autentica felicità.
La scienza conferma ciò che gli amanti della musica sanno da sempre: le note toccano l’anima perché agiscono direttamente sul cervello. Ora che sappiamo come funziona questo meccanismo, possiamo usare la musica in modo più consapevole, sfruttandone i benefici per il benessere mentale e fisico.