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LE PROTEZIONI SOLARI

Dott. Alfredo Cappello 
Pediatra di base 
Direttore 
Parafarmacia Partigiani - Lecce 

Piano piano e quasi inaspettatamente è arrivata l’estate e la temperatura sempre più calda ci invita a liberarci dei vestiti ed ad esporci sempre di più ai raggi solari in previsione della mitica tintarella. La protezione solare rappresenta l'unico schermo (a parte i vestiti, ovviamente) con il quale d'estate possiamo proteggere l'epidermide dai raggi UVA e UVB; negli ultimi anni, a causa dell'allargamento del buco dell'ozono, tali raggi si sono intensificati al punto tale che restare sotto il sole nelle ore centrali della giornata in estate rappresenta un vero e proprio rischio per la salute. Il sole, infatti, è il nostro miglior amico ma allo stesso tempo anche il nostro peggior nemico: è vero che moltissime malattie dermatologiche subiscono netti miglioramenti dopo un'esposizione controllata al sole, ma è anche vero che i raggi solari sono responsabili dell'insorgenza di uno dei tumori più aggressivi per l'uomo: il melanoma.

Fino a qualche anno fa, l'attenzione era focalizzata soprattutto sugli UVB, in quanto responsabili degli effetti immediati e visibili delle radiazioni solari nei confronti della cute. Oggi, invece, c'è la consapevolezza che gli UVA, essendo più penetranti, sono maggiormente correlabili alla formazione di tumori cutanei, al fotoaging, alla fotoimmunosoppressione ed ai fenomeni di fototossicità e fotoallergia. La loro capacità di penetrare l'epidermide ed i loro effetti dipendono dalla lunghezza d'onda: più grande è questa, minore è la frequenza, quindi maggiore è la penetrazione; di conseguenza gli UVA, raggi a lunghezza d'onda più corta, possiedono maggiore capacità di penetrazione e possono causare maggior danno nel tempo; gli UVB sono invece i raggi principalmente responsabili dei danni immediati, come ad esempio l'eritema cutaneo o la scottatura.

 

Indice

Schema della lunghezza d'onda dello spettro solare con evidenza degli ultravioletti, della luce visibile e degli infrarossi

 

LO SPETTRO SOLARE

Lo spettro solare è formato da energia elettromagnetica, con lunghezza d'onda che si estende da 100 a 1800 nanometri (nm).  Le lunghezze d'onda più corte, che raggiungono la terra, sono le radiazioni ultraviolette (da 100 a 400 nm), che si suddividono in UVC, UVA e UVB. In particolare:

  • UV-C (100-280 nm): hanno energia molto elevata ma vengono filtrate dall'ozono atmosferico e non raggiungono la superficie terrestre;
  • UV-A (315-400 nm): sono i raggi meno energetici (l'energia è inversamente proporzionale alla lunghezza d'onda), ma riescono a penetrare fino al derma dove possono danneggiare collagene ed elastina. Le radiazioni UV-A promuovono il processo di maturazione della melanina già presente nei melanosomi trasferiti ai cheratinociti. Tali radiazioni sono perciò responsabili della pigmentazione immediata della pelle, che compare già durante l'esposizione al sole e regredisce nell'arco di 2-3 ore (“fenomeno di Meyrowsky”);
  • UV-B (280-315 nm):  inducono le più comuni reazioni biologiche dovute ad esposizione solare, sono eritematogeni e sono i veri responsabili dell'abbronzatura duratura, perché stimolano la melanogenesi che prosegue anche dopo l'esposizione.


COSA SUCCEDE QUANDO L’ESPOSIZIONE AL SOLE È ECCESSIVA?

uomo con eccessiva esposizione solareQuando l'esposizione è eccessiva, le risposte fisiologiche sono insufficienti e i raggi solari possono causare effetti dannosi quali:  

  • Eritema acuto. Dovuto ad una vasodilatazione del microcircolo del derma papillare e alla produzione da parte dei cheratinociti di sostanze infiammatorie;
  • Ipercheratosi.  Se da un lato è una risposta fisiologica dell'organismo, dall'altro può raggiungere livelli patologici qualora interessi non solo lo strato corneo, ma l'epidermide in toto ed il derma superficiale;
  • Ipercheratosi. Si sviluppa tipicamente nelle zone maggiormente esposte ai raggi ultravioletti. Molto spesso è associata ad altri segni di fotodanneggiamento ed invecchiamento cutaneo, come l'elastosi attinica, le rughe profonde o le lentiggini solari;
  • Fotoinvecchiamento (photoaging) attinico o elastosi solare. Si tratta di un'alterazione a carattere ipertrofico esclusiva della cute fotoesposta, con aspetti di disordine proliferativo che possono dare origine talvolta a neoplasia.

I raggi UVB causano un danno diretto al DNA dei cheratinociti che porta le cellule a morte programmata; inoltre sono maggiormente responsabili, rispetto agli UVA, dell'insorgenza di neoplasie della pelle diverse dal melanoma (carcinomi baso-cellulari e spino-cellulari).  I danni da raggi UVA sono associabili alla formazione di specie ossidanti, che causano immunosoppressione, danno ossidativo del DNA, induzione di mutazioni specifiche in oncogeni: a questi fenomeni viene attribuito un ruolo diretto nella patogenesi del melanoma associato principalmente ad esposizione sporadica al sole nei primi anni di vita.  

Ne emerge che i danni cutanei dovuti ai raggi UV sono provocati tanto dagli UVB quanto dagli UVA  ed è per questo che si è concordi nel ritenere indispensabile una protezione completa, schermando sia i raggi UVB, responsabili del danno diretto alla cute, che gli UVA, prevenendo i danni indiretti a livello dell'epidermide e del derma nel lungo periodo.

 

MA COME FUNZIONANO LE PROTEZIONI SOLARI?

Ciò che contraddistingue le protezioni solari è la presenza al loro interno di almeno uno dei due seguenti elementi: filtri solari fisici o chimici. La maggior parte dei prodotti in commercio sfrutta i filtri chimici che spesso sono a base di derivati del petrolio, potenzialmente cancerogeni, sicuramente irritanti, tanto che i casi di reazioni allergiche sono sempre più frequenti.  Inoltre, ogni volta che ci tuffiamo in acqua, disperdiamo in mare queste sostanze tossiche che incredibilmente mettono a rischio la vita di pesci ed altre specie marine. I filtri fisici, invece, hanno come ingredienti solo sostanze minerali e vegetali che, oltre a non inquinare, sono tollerati anche dalle pelli più delicate e offrono una protezione dai raggi solari ancora più elevata.

I filtri fisici sono pigmenti opachi alla radiazione luminosa e riflettono e/o diffondono la luce ultravioletta e la radiazione visibile. I più comuni sono: il biossido di titanio e l’ossido di zinco.

I filtri chimici, invece, contengono molecole organiche complesse che assorbono l'energia della radiazione solare e la restituiscono in parte sotto forma di calore. Ognuno di esse assorbe una specifica lunghezza d'onda (UVA, UVB).

Schema del meccanismo di protezione tipico dei filtri fisici e chimici

Altra caratteristica molto importante dei filtri è la loro fotostabilità.
Un filtro chimico è definito non fotostabile se, esplicando la sua attività fotoprotettiva, subisce trasformazioni strutturali che ne alterano le caratteristiche filtranti e la capacità protettiva rilasciando inoltre prodotti di degradazione non sempre innocui per le cellule dell'epidermide. I filtri fisici sono fotostabili, non reagiscono insieme ai filtri chimici e vengono utilizzati insieme ad essi per raggiungere il valore di SPF, cioè fattore di protezione solare.  


COME SI SCEGLIE UNA PROTEZIONE?

Si consiglia di evitare solari con filtri chimici non fotostabili perché generano radicali liberi che si accumulano per via sistemica e interagiscono con gli estrogeni; di lavare sempre via la protezione solare a fine giornata; di evitare in generale i filtri che hanno attività estrogena. È  inoltre consigliato preferire solari ricchi di antiossidanti come:

  • vitamina C;
  • olio di carota;
  • gamma orizanolo;
  • té verde.

Questi contrastano gli effetti ossidativi dovuti ai radicali liberi. Quando si cerca un prodotto per l’esposizione al sole, è importante, quindi, verificare che nell’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients) siano presenti burro di karité, olio di argan/jojoba/avocado, gel d'aloe vera, vitamina C, estratti di carota, olio di pomodoro, Q10 e altri attivi antiage ed idratanti.  

La pelle è fortemente stressata dai raggi solari che favoriscono la liberazione di radicali liberi e la disidratazione cutanea: ecco perché è bene che la protezione solare contenga oli e burri idratanti e sostanze che combattono l'invecchiamento cutaneo.

 

QUALI CARATTERISTICHE DEVE AVERE UN BUON PRODOTTO SOLARE?

Per prodotto solare si intende "qualsiasi preparato (quale crema, olio, gel, spray) destinato ad essere posto in contatto con la pelle umana, al fine esclusivo o principale di proteggerla dai raggi UV assorbendoli, disperdendoli o mediante rifrazione". 

aloe vera tagliata a fette su un piatto di legno quadratoUn buon prodotto solare deve essere facilmente spalmabile sulla cute; deve avere una texture il più possibile gradevole per incentivare una generosa e frequente applicazione; deve veicolare efficacemente i filtri sulla pelle, consentendone un'omogenea distribuzione sulla cute senza però favorirne l'assorbimento. I filtri solari devono avere un buon profilo tossicologico, essere il più possibile sostantivi sulla pelle, devono essere foto-stabili e devono garantire una protezione ad ampio spettro.  È  importante, inoltre, che venga effettuata una selezione accurata degli altri ingredienti costituenti la formulazione del prodotto solare; ad esempio il profumo, se inserito, è preferibile non contenga sostanze allergenizzanti.  

Non possono mancare sostanze idratanti, protettive e preventive del foto-aging, ad esempio gli antiossidanti; queste molecole possono contribuire alla foto-protezione sia aumentando il grado di assorbimento delle radiazioni UV, sia per la loro attività antiossidante: estratti vegetali ricchi in polifenoli, in virtù della loro funzionalità antiradicalica, sono in grado di proteggere dall'immunosoppressione e dai danni al DNA indotti dalle radiazioni ultraviolette; analoghi effetti sono stati riconosciuti ad estratti di tè verde veicolati in formulazioni solari e applicati sulla cute, e a vitamine antiossidanti, quali tocoferoli, tocotrienoli e vitamina C.

E non dimentichiamoci che, alla fine, tutte queste sostanze chimiche finiscono nei fiumi, nei laghi e nel mare inquinando l’ambiente… e, attraverso la catena alimentare, noi stessi.

 

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