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LA VILLOCENTESI

La villocentesi o “prelievo dei villi coriali” è un esame prenatale che si effettua tra la decima e la dodicesima settimana di gravidanza. Questa tecnica diagnostica viene impiegata per individuare precocemente eventuali anomalie cromosomiche ed enzimopatie ereditarie nel feto.

Se, dunque, si ha in famiglia una predisposizione ad alcuni disturbi genetici, quali ad esempio l’anemia mediterranea, l’emofilia o la fibrosi cistica, o se si ha già un bambino che presenta problematiche di questo tipo (una fra tutte la “sindrome di down”) è bene parlarne approfonditamente col ginecologo, non appena si sospetta una gravidanza.

Molte gestanti si chiedono che differenza intercorra tra la villocentesi e la più comune amniocentesi: ebbene, la villocentesi si distingue per la sua precocità di esecuzione (10ma – 12ma settimana) mentre l’amniocentesi può essere attuata solo intorno alla 16ma settimana. Eseguire una diagnosi neonatale con così largo anticipo, consentendo l’eventuale interruzione della gravidanza è, dunque, prerogativa della villocentesi.

Come viene eseguita la villocentesi?
Attraverso controllo ecografico, viene inserito un ago sottile nell’addome materno e l’operatore preleva, tramite aspirazione, frammenti di villi coriali (i villi rappresentano la parte embrionale della placenta, la sua struttura “annessiale”). Dopo circa un'ora dall’esame si effettua un'ecografia per verificare la presenza del battito cardiaco fetale; la paziente potrà poi tornare a casa, senza alcuna particolare terapia. I medici consigliano precauzionalmente di non sollevare pesi o effettuare sforzi e di stare a riposo per 3-4 giorni.

È un esame gratuito o a pagamento?
Nelle strutture pubbliche, le donne che abbiano compiuto 35 anni alla data presunta del parto, insieme a quelle che hanno un’indicazione prevista dal protocollo nazionale, possono sottoporsi gratuitamente a villocentesi tramite consulenza genetica.

Dopo quanto tempo si possono conoscere i risultati?
Generalmente nelle strutture pubbliche il risultato definitivo si ha non prima di 20 giorni, ma informazioni parziali ( sulle malattie cromosomiche) sono già disponibili 2-3 giorni dopo il prelievo dei villi coriali.

Rischi della villocentesi?
Molti ospedali e laboratori privati segnalano un rischio di perdita fetale dopo la procedura pari all'1-2%.

Di fatto, non è facile fare una stima precisa del rischio di aborto: i dati rilevati variano, seppur lievemente, come confermano diversi organismi nazionali e internazionali.
Le Linee guida per una gravidanza fisiologica del Ministero della Salute parlano di un rischio di perdita fetale pari al 2%; il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists del Regno Unito registra un rischio che si attesta tra l’1 e il 2%. Per l’American College of Obstetricians and Gynecologists la stima è nettamente più bassa, con una perdita fetale ogni 300-500 procedure.

Secondo un recente studio, che ha analizzato e riunito gli studi suddetti, il rischio sarebbe ancora più basso e sarebbe pari allo 0,22% (1-2 casi ogni 1000 procedure).

N.B. solo in casi rarissimi, la villocentesi può causare la rottura del sacco amniotico, infezioni o emorragie ma anche in questa eventualità (remota) le statistiche sono confortanti e affermano che il rischio di aborto può aumentare ma solo dell’1%.

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