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INCONTRARE GLI ATTACCHI DI PANICO NELLA PROPRIA VITA

UN’ESPERIENZA DOLOROSA DA CUI RIPARTIRE

Ci sono persone che tremano al solo pensiero, altre che sorridono ripensando al loro primo attacco, altre ancora che lo stanno vivendo con fatica.

Fare i conti con gli attacchi di panico non è una passeggiata: quell’improvviso senso di angoscia che è spesso accompagnato da paure fortissime, è in grado di gettare la persona colpita nel più profondo sconforto.

Sintomi frequenti sono ansia diffusa, palpitazioni, senso di soffocamento, senso di irrealtà, paura di morire, paura di impazzire, tremore, formicolio, brividi di freddo o vampate di calore, solo a volerne citare alcuni.
Gli attacchi di panico possono durare solo pochi secondi o qualche minuto ma mai delle ore. Questo, di per sé, è un dato rassicurante!
Parlare di cause non porta a una conclusione univoca: spesso sono da inquadrare nell’ansia che un individuo vive pensando al futuro o nell’attività dell’inconscio che riporta a un passato non risolto,come pure la crisi economica, la precarietà della vita odierna, lo stress, l’insoddisfazione, un lutto etc.

Sono almeno 10 milioni gli italiani che hanno vissuto sulla loro pelle gli attacchi di panico nel corso della loro esistenza ma non tutti, almeno a un primo impatto, sono consapevoli del fatto che essi non sono pericolosi per la salute, nel senso che, una volta riconosciuti (“uno scossone di adrenalina sconvolgente”) possono essere ridimensionati e superati, con l’ausilio di una buona cura, che di solito si sostanzia nella psicoterapia cognitivo-comportamentale, cui associare l’utilizzo di antidepressivi, solo se espressamente prescritti da uno psichiatra.
Se gli attacchi di panico si ripetono, infatti, è consigliabile consultare lo specialista.

I farmaci ad hoc sono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina vale a dire gli SSRI (come per esempio la sertralina, la paroxetina etc), antidepressivi di ultima generazione, con limitati effetti collaterali e con una buona tollerabilità.

Spesso gli attacchi di panico generano un’ansia anticipatoria e comportamenti di evitamento: nella persona cresce e si rafforza la “paura della paura”, in cui il terrore che possa verificarsi un nuovo attacco di panico porta a un vero e proprio declassamento della qualità della vita: la persona in questione evita, infatti, tutte le situazioni a rischio “panico” (viaggiare, guidare in mezzo al traffico o in posti senza immediata via di fuga, entrare in metropolitana) per paura che questo la colga impreparata.

Uscire dalla spirale degli attacchi di panico si può. Non ci si deve appiattire sul sintomo, né fare delle rinunce. Bisogna agire con consapevolezza e senza vergogna alcuna, chiedendo aiuto e affidandosi alle cure più appropriate. No al fai da te: la maniera più efficace per combattere il sintomo non è quella di provare a gestirlo da sé ma accettarlo e capire perché si sta manifestando. La presa di coscienza è senz’altro il primo passo da compiere sulla via della guarigione.

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