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ADOLESCENZA E DEVIANZA

A cura del Dott. Salvatore Sisinni
Specialista in Malattie Nervose e Mentali
Primario ospedaliero di Psichiatria

Gli episodi trasgressivi degli adolescenti non si contano più:
dalle bravate in classe (es. le foto alle insegnanti in incaute e sconvenienti posizioni) agli atti di bullismo praticati nei confronti dei compagni di scuola un po’ fragili psicologicamente o supposti omosessuali. Per non parlare di comportamenti ben più gravi, che hanno avuto un tragico epilogo.

Alcuni mesi fa, uno studente liceale, in gita d’istruzione a Milano con i suoi compagni di classe, di notte, mentre gli insegnanti dormivano, è precipitato da una finestra del sesto piano dell’albergo ed è morto. Ci sarà un processo per stabilire se si sia trattato di un suicidio, di un omicidio o di una semplice disgrazia in un soggetto che, forse, aveva bevuto un po’ troppo o assunto qualche sostanza proibita.

Recentemente, dopo sei mesi di indagini, si è scoperto che una studentessa di 17 anni, durante la notte, ha ammazzato la madre sparandole un colpo con la pistola di ordinanza del padre e inscenando una rapina conclusasi tragicamente. Ora è in carcere con la pesantissima accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Pare, infatti, che qualche giorno prima la madre l’avesse rimproverata per il suo scarso rendimento scolastico e per punizione le avesse tolto il cellulare.

Dove si andrà a finire? Questo è l’interrogativo di molti.

Gli psicologi Alfio Maggiolini ed Elena Riva affermano che “adolescenza e trasgressione sono costitutivamente legate: un ragazzo per crescere deve mettere in discussione le regole che gli adulti gli hanno insegnato e che egli ha interiorizzato durante l’infanzia, per poterle far proprie, per modificarle o per rifiutarle”.

Il famoso scrittore Dostoevskij, alla fine dell’Ottocento, così si esprimeva: “…è semplicemente terribile: finché queste testoline dorate, ricciute e innocenti ti svolazzano davanti e ti guardano, con il loro sorriso luminoso e con quegli occhioni luminosi sono proprio come angeli di Dio o uccellini leggiadri, ma poi...succede che sarebbe meglio non crescessero affatto!”.

Lo scrittore russo non voleva forse dire che dopo l’infanzia arriva l’adolescenza ed è, aggiungo io, subito tempesta?

Oggi da alcuni si suole esclamare: che generazione di figli stiamo crescendo!

Io sono dell’opinione che nessuna generazione sia migliore o peggiore di quella che l’ha preceduta, anche se non posso non riconoscere che prima c’era più rispetto da parte dei figli nei confronti dei loro genitori; d’altro canto i tempi cambiano e con essi cambiano i problemi nelle famiglie.

I nostri nonni, da giovani, non hanno conosciuto l’automobile e, se l’hanno conosciuta, pochissimi l’hanno potuta possedere e, quindi, utilizzare. Di conseguenza, in quei tempi, non esisteva il problema delle stragi del sabato sera, come pure, allora, le feste si svolgevano nelle case o ,al massimo, in qualche locale del paese o della città. Non esistevano le discoteche e, dunque, non si verificavano quegli episodi di “sballo”, come si dice in gergo, legato all’uso di sostanze proibite che irresponsabilmente e frequentemente vengono propinate nei suddetti locali.

Un dato è certo: indietro non si torna! E, allora, che cosa si può fare per eliminare o, quantomeno, contenere gli effetti negativi correlati al progresso?

Cito a tal proposito due esperti in materia, lo psichiatra Guido Barbatti e la psicologa Ivana Castoldi: “…il più delle volte non si tiene conto del fatto che l’adolescenza, prima di rappresentare un problema per i genitori, lo è per i figli”.

Ed un famoso pediatra, Marcello Bernardi, nel suo libro “Adolescenza”, rivolgendosi ai genitori, ha scritto: “con l’adolescente è facile perdere la pazienza, è facile entrare in conflitto. Guardatevene. In fondo credo siate d’accordo, il mestiere di genitore sta essenzialmente nel non perdere la calma”.

Per concludere io aggiungo che non perdere la calma, certe volte, non è facile, per cui se l’adolescenza, per i numerosi e complessi problemi che comporta è un’età “delicata”, il compito dei genitori di educare i figli quanto meglio è possibile, non può essere definito un semplice mestiere né una professione ma una vera e propria “arte”, tanto difficile quanto nobile.

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